Problematiche

Secondo le più autorevoli fonti di informazione scientifica, l‘inquinamento ambientale incide notevolmente sulla salute e sul benessere dell’Uomo. Alcune patologie di tipo degenerativo possono essere causate da radiazioni naturali del sottosuolo e da campi elettromagnetici artificiali.

Radiazioni naturali del suolo

La radioattività naturale del suolo è sempre esistita, tanto che fin dall’antichità popoli come i Romani, prima di edificare in un luogo, avevano l’abitudine di far pascolare un gregge di pecore per un periodo abbastanza lungo in quel sito, per poi ucciderne qualcuna e valutarne l’integrità del fegato: se esso presentava delle chiazze giallastre significava che dal sottosuolo si sprigionavano radiazioni, generate dal flusso di acqua in movimento sotterraneo, che amplificavano anche la conduttività stessa del terreno e di conseguenza l’intensità delle radiazioni naturali.

Le radiazioni del sottosuolo sono quindi un fenomeno naturale che di per sé non costituisce un problema: diventano però un pericolo quando ci si espone ad esse per un lungo periodo di tempo. Se abitiamo ad esempio in una casa dove la radioattività è più elevata, il rischio di ammalarsi è maggiore, non solo per la presenza di gas radon (gas radioattivo), ma anche di altre radiazioni del suolo molto meno conosciute ma estremamente pericolose, le radiazioni gamma. Esse riescono a penetrare i solai degli edifici e quindi possono irraggiare indisturbate anche aree sensibili della casa, come ad esempio il posto letto, dove stazioniamo più a lungo in uno stato di massimo rilassamento. In questo caso la radiazione può “colpire” la persona nella stessa parte del corpo per un lungo periodo e ad un certo punto il fenomeno può diventare estremamente pericoloso.

Le radiazioni del suolo sono ionizzanti, cioè dotate di un’energia sufficiente per liberare degli elettroni dagli atomi quando attraversano la materia. Questi atomi modificati, detti ioni, possono indurre reazioni chimiche che causano danni biologici.

Tali radiazioni, come d’altronde tutte le radiazioni ionizzanti, sono considerate “sicuramente cancerogene per l’Uomo” da Organi di tutela per la salute come la IARC (Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro) e l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità).

L ’esposizione a tali radiazioni, anche a dosi minime, è in grado di indurre sempre alterazioni del DNA, provocando danni cellulari che, ove non riparati in modo corretto e spontaneo dal corpo, possono innescare la malattia, principalmente quella oncologica (Vedi sito ufficiale dell’ AIRC – clicca qui; vedi anche quanto riportato in merito dall’Ufficio Federale della Sanità Pubblica Svizzera UFSP).

CAMPI ELETTROMAGNETICI ARTIFICIALI

I campi elettromagnetici artificiali sono così chiamati in quanto prodotti dall’Uomo (emissioni dei telefoni cellulari, WI-FI, impianti elettrici a bassa frequenza, altissime frequenze del nuovo sistema di trasmissione denominato 5G, ecc.). A differenza delle radiazioni naturali del suolo non sono ionizzanti  e quindi non trasportano sufficiente energia per ionizzare atomi o molecole, cioè per rimuovere completamente un elettrone da un atomo o molecola.

Si dividono in due categorie:

1) le basse frequenze, emesse dalla corrente che circola nella rete elettrica presente nelle nostre abitazioni e che fa funzionare elettrodomestici, strumenti elettronici, lampade, ecc.

2) le medie e alte frequenze, ovvero tutte le emissioni in teletrasmissione che comprendono anche i telefoni cellulari.

Queste radiazioni sono classificate dalla IARC (Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro) in Classe 2B e sono quindi ritenute “possibilmente cancerogene”.

E’ stato scientificamente dimostrato che anche i campi elettromagnetici artificiali provocano infatti danni biologici alla cellula ed al suo DNA nonché tutta una serie di disturbi di varia natura sull’Uomo (spossatezza, stanchezza cronica, stanchezza al risveglio, mal di testa, disturbi localizzati etc.).

Tra gli studi che confermano gli effetti nocivi dei campi elettromagnetici vi è una pubblicazione risalente al 2017 che conferma come l’emissione elettromagnetica in onde radio estreme (come quelle presenti nei nuovi sistemi di trasmissione denominati 5G) è in grado di inibire la calcineurina, utilissima per produrre i linfociti T.  Ne deriva che tali induzioni possono ridurre le difese immunitarie. Il lavoro dei ricercatori è stato riportato anche su Pub Med.

Un altro articolo molto interessante, che illustra la differenza tra i campi elettromagnetici artificiali e quelli naturali così come la loro pericolosità, è stato pubblicato nel 2015 da Dimitris J. Paganopulos (clicca qui per scaricare l’articolo).

Al momento non esistono evidenze scientifiche inconfutabili circa la sussistenza di un nesso diretto tra l’esposizione a detti campi e l’insorgenza di patologie, come ad esempio il cancro; tuttavia il dubbio che ci sia un collegamento, soprattutto per alcune patologie tumorali e per tempi prolungati di esposizione (anche a dosi minime), è ancora molto forte ed è alla base di continui approfondimenti scientifici.

Del resto nel 2011 anche il portavoce della IARC, Prof. Dott. Kurt Straif, ha dichiarato durante un’intervista televisiva su Euronews che le emissioni di un telefono cellulare nel momento in cui viene usato “alterano i flussi sanguigni cerebrali”, oltre che causare “anche altre alterazioni al DNA”.

Nessuna azienda produttrice di strumenti/sistemi che emettono campi elettromagnetici ha finora esplicitamente dichiarato che le emissioni dei propri apparecchi, anche se nei limiti di legge, sono “sicure per la salute degli utenti”. I produttori di telefonia cellulare, ad esempio, nel libretto di istruzioni raccomandano di utilizzare i dispositivi ad una distanza minima di almeno 1,5 centimetri dal corpo (peccato che per usarli li si debba prendere in mano…).

Per quanto concerne poi i limiti di esposizione, anche per le radiazioni artificiali non è possibile escludere che al di sotto delle soglie, pur fissate convenzionalmente dalle diverse normative nazionali ed internazionali, il rischio di una degenerazione patologica possa comunque sussistere: lo stesso Istituto Superiore di Sanità afferma ancora di recente che, pur non ritenendo di modificare le soglie attualmente in vigore “… le evidenze scientifiche correnti… non consentono di escludere completamente la possibilità di effetti a lungo termine dell’esposizione prolungata a bassi livelli di campi a radiofrequenza …” .